Anno nuovo, calcio nuovo…si spera


Editoriale


di Giovanni Sgobba
BARI - Ci sono gesti, semplici, ma dal forte impatto emotivo e significativo, che nel turbinio del calcio moderno, preso e perso com’è da mille interessi, macchiato da troppi problemi extracalcistici, rischierebbero di passare inosservati, di scivolare troppo in fretta senza essere apprezzati. Con la ripresa del campionato dopo la sosta natalizia, ho voluto consapevolmente soffermarmi su alcuni di questi gesti, con la profonda convinzione di poter lasciare alle spalle il brutto epilogo con cui è stato archiviato l’anno vecchio.
E’ impossibile, infatti, non ricordare come si è concluso il 2011 per il calcio nostrano, nuovamente ammalatosi per colpa di quel cancro delle scommesse che sembrava esser stato sconfitto, ma che in realtà era semplicemente latente, e che ha infranto, nuovamente, la credibilità di un mondo sempre più lontano dai vecchi sani principi. Un incessante ricadere nel punto più basso, più oscuro, illudendosi che possa essere l’ultima volta. Ma nonostante tutto la palla continua a rotolare e mi piace credere che sia la passione, quel sentimento capace di fungere da infinita spinta motrice. Ed è proprio da qui che voglio ripartire, ed è proprio per questo motivo, per difendere la comune passione, che i tifosi stessi hanno deciso di alzare la voce, questa volta non per protesta, ma per schierarsi dalla parte del calcio sano. Costi quel che costi. E così è accaduto che i tifosi dell’Atalanta, domenica pomeriggio, allo stadio “Atleti Azzurri” di Bergamo, abbiano deciso di voltare le spalle ad un loro beniamino, a Cristiano Doni, simbolo degli orobici per aver indossato la fascia di capitano per molte stagioni, coinvolto nella bufera scommesse, traditore per aver a più riprese negato qualsiasi coinvolgimento, viscido per aver agito alle spalle di tifosi ignari. Si può solo immaginare quanta profonda delusione, amarezza abbia riempito gli animi di coloro che fino alla fine hanno protetto e difeso colui che ha infiammato i loro cuori.
Ed è per questo motivo che acquista spessore ed importanza un semplice striscione, chiaro e netto; poche parole che sanciscono il dissociarsi, nonostante il coinvolgimento emotivo, da tutto ciò che è marcio.
Un gesto semplice, come quello che è successo ieri sera al Barbera nel posticipo tra Palermo ed il Napoli dell’ex centravanti palermitano Cavani. Tre le stagioni passate dal giovane uruguaiano al Palermo, prima squadra che l’ha portato in Europa, nel calcio che conta, prima squadra nella quale è cresciuto come uomo e soprattutto come calciatore, per poi affermarsi definitivamente sotto l’ombra del Vesuvio. Tre stagioni, 34 goal ed un affetto incondizionato per la maglia, per la città. Poi una separazione che i tifosi palermitani hanno capito, senza scalfire il rapporto di reciproco rispetto: troppo piccola la piazza per le sue qualità, per la sua voglia di inseguire ed ambire ad importanti trofei.
Ieri sera, nella ripresa, Cavani sigla il goal dello 0-2, (1-3 sarà il risultato finale), con un tiro a giro, da fuori area, sul secondo palo. Una realizzazione splendida, di quel tipo di bellezza che ti spinge quasi inconsciamente ad apprezzare ed applaudire, a prescindere dal colore della sciarpa. Così dalle tribune dello stadio, nonostante il pesante risultato a sfavore, si è espanso un applauso sentito, romantico nella sua spontaneità, niente di più semplice e genuino verrebbe da pensare, ma  paradossalmente tanto difficile che si manifesti in Italia.
Ecco, è da queste piccole cose, che bisogna ripartire. La dimostrazione che la passione per questo sport è ancora viva, riveste ancora un ruolo principale ed appare ancora nelle sue varie forme, nei suoi differenti colori di maglia, nei diversi cori, nelle varie esultanze.
Bella, ad esempio, l’esultanza del giovane Davide Faraoni,  classe 91’, piccolo nastro nascente dell’Inter, che non ha rinunciato a rincorrere il suo sogno, nonostante un grave infortunio al legamento del crociato del ginocchio, che avrebbe potuto rallentare drasticamente la sua crescita sportiva. Nell’anticipo di sabato, lui che è un difensore, ha realizzato, dopo appena tre minuti dal suo ingresso in campo, un bellissimo goal, la sua prima speciale realizzazione con la maglia neroazzurra. Un momento indescrivibile, di quelli da rivivere nelle successive notti insonni, con il cuore che batte come se si stesse rivivendo quell’istante e forse, una fotografia per noi, per non dimenticare mai il vero spirito di questo sport.


SPORT ONLINE - Redazione Sport
Il Direttore Responsabile
Nicola Sciortino 





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